Brindare, sì. Ma a modo loro
Un calice alzato è sempre un gesto di festa e condivisione, ma dietro ogni brindisi si nascondono storie, regole e piccoli segreti di cultura. Ogni popolo ha il suo modo di “celebrare”, spesso più complesso e curioso di quanto immaginiamo. Scoprire queste tradizioni è anche un modo per guardare il proprio bicchiere con occhi nuovi, con la voglia di aggiungere qualcosa di unico a ogni incontro.
La Georgia e l’arte del supra

In Georgia, patria di alcune delle più antiche tradizioni vinicole del mondo, il vino è una faccenda seria, profondamente intrecciata con la vita familiare e comunitaria. Il banchetto georgiano, chiamato supra, può durare molte ore, coinvolgendo decine di ospiti. Il protagonista assoluto è il tamada, maestro di cerimonie scelto per la sua eloquenza, che conduce i brindisi – chiamati “toste” – uno dopo l’altro, ognuno dedicato a qualcosa di importante: gli antenati, l’amicizia, la pace, i bambini nati nell’anno, perfino i momenti difficili che la comunità ha saputo superare.
Nessuno può bere finché il tamada non ha pronunciato il suo discorso e alzato il bicchiere. La regola vuole che si sorseggi, si ascolti e si risponda con gratitudine: è un rituale che invita alla riflessione, alternando momenti di commozione e vera e propria festa, con canzoni polifoniche e piatti tradizionali. In alcune regioni si usano grandi coppe scolpite o corni di animale, passati di mano in mano, a simboleggiare l’unione del gruppo.
In Giappone si brinda col “kanpai”… ma non solo

Il “kanpai!” giapponese è più di una semplice parola: significa letteralmente “svuotare il bicchiere”, un invito alla partecipazione totale nel brindisi. L’etichetta giapponese impone grande rispetto per le gerarchie sociali: il bicchiere va sempre tenuto leggermente più in basso rispetto a quello di un superiore o di una persona più anziana. Quando si versa il sake, nessuno si serve da solo; è la persona accanto a te che ti riempie il bicchiere, e tu farai lo stesso con il suo.
I brindisi non si fanno solo all’inizio: spesso vengono ripetuti durante la serata, ogni volta che arriva un nuovo ospite o si cambia bevanda. Rifiutare di partecipare a un kanpai può essere considerato scortese. Curiosità: in alcune compagnie più informali, è tradizione urlare “kanpai!” a ogni bicchiere, in una gara di entusiasmo che aumenta con l’andare della serata!
Il sabrage: stappare lo Champagne con la sciabola

Il sabrage è probabilmente il rito più scenografico tra quelli dedicati allo Champagne. La leggenda vuole che sia stato inventato dagli ufficiali di cavalleria di Napoleone, che – non volendo perdere tempo a stappare le bottiglie durante i festeggiamenti – impararono a decapitarle di netto con una sciabola, senza mai scendere da cavallo.
Oggi il sabrage è praticato in tutto il mondo durante matrimoni, cerimonie e ricorrenze importanti. Il gesto richiede precisione: la lama scivola lungo la giuntura della bottiglia fino al collo, che si rompe proiettando tappo e vetro (insieme a una piccola quantità di Champagne) a distanza. Nei club di Champagne in Francia, esistono perfino vere e proprie scuole e certificati di “sabrage”. Si dice che un sabrage ben fatto porti fortuna e felicità per tutto l’anno.
Piccolo avvertimento: non improvvisare mai, e attenzione agli schizzi!
In Islanda e Germania, il brindisi è… una prova di memoria (e coraggio)
In Islanda, il “Beer Day” del 1° marzo celebra la fine del proibizionismo sulla birra (durato dal 1915 al 1989!) con una giornata di brindisi, canti e sfide goliardiche nei pub di Reykjavik. Durante le feste, è tipico intonare filastrocche dedicate alla birra, e ogni giro di brindisi si accompagna a giochi di memoria: sbagliare le parole o confondersi nel giro costa penitenze e bevute extra. Non è raro vedere gare di resistenza al freddo, con brindisi all’aperto anche sotto zero!
In Germania, la tradizione vuole che il brindisi (“Prost!”) sia fatto guardando negli occhi ogni commensale. Saltare lo sguardo porta “sfortuna amorosa” per sette anni, dicono i locali. Non solo: chi versa la birra deve assicurarsi che la schiuma sia perfetta e che il boccale sia impugnato saldamente per l’inchino del brindisi. Nel Sud del Paese, durante l’Oktoberfest, si aggiungono canti popolari e la regola di non posare mai il boccale prima che sia vuoto… almeno una volta a serata.
In Sudafrica, si brinda… con le scarpe

Tra i rituali più stravaganti e simbolici al mondo, quello sudafricano lascia sempre di stucco: in alcune comunità, specie tra i giovani, al termine di un festeggiamento importante, l’ospite d’onore viene invitato a togliersi la scarpa, dalla quale si beve simbolicamente un sorso di vino. Il gesto – igienicamente opinabile ma culturalmente potente – è un segno di rispetto, amicizia e spirito di condivisione: “prendere parte fino in fondo” al momento.
Oggi, la pratica è sempre più rara e si trova quasi solo in contesti cerimoniali o durante riti di passaggio; spesso si sostituisce con la scelta di un bicchiere “strano” o personalizzato per celebrare la stessa unione.
E tu, pronto a inventare il tuo brindisi estivo?
I rituali raccontano chi siamo e quanto teniamo ai momenti condivisi. Sperimentare un piccolo rito inventato – una frase segreta, una regola buffa, un calice speciale passato tra amici – può dare colore anche a una semplice serata sotto le stelle o davanti al mare. L’importante è che il gesto venga dal cuore: ogni brindisi, se fatto con intenzione, può diventare indimenticabile.

